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Violenza di genere, per due ragazzi tre è accettabile diventare aggressivi dopo un tradimento

Fra i giovanissimi sembrano non essere ancora chiare le dinamiche alla base di una relazione affettiva sana: gelosia, possesso, aggressività e invadenza vengono considerate espressione di interesse e attenzione da parte del partner.

I dati emergono dalla survey Teen Community, condotta dalla Fondazione Libellula per indagare la percezione della violenza di genere tra i ragazzi tra i 14 e i 19 anni. Per l’indagine, ne sono stati intervistati 400, dal Nord al Sud Italia. Il 48% ha subito contatti fisici indesiderati da parte di coetanei, e il 43% afferma di aver ricevuto spesso o a volte richieste sessuali e attenzioni non desiderate: si tratta di situazioni di cui sono vittime perlopiù le ragazze (55%), rispetto ai ragazzi (25%).

Sono le ragazze ad avere una maggiore percezione delle forme di violenza e ad essere più aperte a parlarne. Questa differenza di percezione che si traduce in dati preoccupanti: solo il 33% dei giovani tra i 18 e i 19 anni ritiene inaccettabile che un ragazzo diventi violento dopo un tradimento, contro il 79% delle ragazze, e solo il 29% degli adolescenti maschi non è d’accordo sul fatto che il controllo non è sinonimo d’amore (contro il 48% delle coetanee). Sono ritenute poco o per niente forme di violenza il controllare di nascosto il cellulare o i profili altrui (39%), impedire al partner di accettare amicizie online (33%), chiedere al partner con chi e dove è quando è fuori (33%), dire al partner quali vestiti può o non può indossare (26%). Allo stesso tempo, i concetti di responsabilità individuale e di consenso sembrano non essere chiari: solo il 53% dei teenager coinvolti ritiene che baciare qualcuno senza il suo consenso sia decisamente una forma di violenza, mentre per il 15% lo è per nulla o poco.

«Normalizzare questi atteggiamenti non potrà che perpetuare e quasi autorizzare episodi di violenza di genere: ricordiamoci che i giovani di oggi saranno gli adulti di domani» spiega Debora Moretti, fondatrice e presidente di Fondazione Libellula Impresa Sociale. «È evidente dunque la necessità di un cambiamento strutturale che ci insegni il rispetto dell’altro, della propria individualità e dei propri spazi, a prescindere dal genere». E ancora: «Il fatto che le ragazze siano in prevalenza vittime di episodi di molestie ci fa ben capire quanto questo problema sia radicato nella nostra cultura e quanto quindi sia necessario promuovere una riflessione attiva tra i giovani, responsabilizzando in primo luogo scuole e famiglie».

In questo contesto difficile, gli stereotipi di genere sembrano avere un grande impatto: le ragazze infatti tendono a parlare di più delle esperienze di violenza vissute direttamente o indirettamente con familiari, amici o comunque persone adulte. Invece i ragazzi sono più restii ad un confronto emotivo, e spesso gestiscono da soli queste situazioni, probabilmente perché esternare le proprie emozioni è ritenuto «non da uomo».